Piazza Petigax, 1 - Courmayeur

mercoledì 3 luglio 2013

Meditazione biblica del pastore valdese Giuseppe Platone

LE DUE ECCLESIE

di Giuseppe Platone

«Ti scrivo... sperando di venir presto da te, affinché tu sappia, nel caso che dovessi tardare, come bisogna comportarsi nella casa di Dio, che è la chiesa del Dio vivente, colonna e sostegno della verità». (I Timoteo 3, 14-15)



Non si sa quando i cristiani cominciarono a utilizzare il termine "chiesa" per definire il loro incontrarsi. La parola "chiesa" (ecclesia) nel mondo greco antico indicava l'assemblea democratica degli uomini liberi. Il luogo dell'incontro dell'ecclesia politica era la piazza (agorà). Cosa teneva insieme questa democrazia cittadina? La ricerca della verità. Che voleva dire coesistere nello stesso spazio urbano esaltando l'armonia, la bellezza, e vivendo in modo razionale secondo le leggi del cosmo. Per mantenere l'unità della città (polis) occorreva muoversi in una prospettiva di verità che funzionava, anche, come antidoto alla corruzione, alla sopraffazione del despota di turno (sempre in agguato). La difesa di questa verità politica, che garantiva l'unità della città, avveniva nel libero dibattito sulla piazza (agorà).


I cristiani, alla fine del I secolo, in ambito giudeo-cristiano non trovarono termine migliore di ecclesia per indicare la loro nuova realtà spirituale. La differenza tra le due ecclesie consisteva nel fatto che nella democrazia ateniese (esperienza storicamente breve) a risultare sovrano (kurios) era il popolo. Nell'ecclesia cristiana, invece, sovrano del popolo dei credenti era il Signore Gesù Cristo. Entrambi i sistemi avevano in comune il tendere verso la verità e la libertà. Un sistema svolgeva la sua ricerca nella pubblica piazza, l'altro s'incontrava nelle case. E ogni tanto, sui temi della verità e della libertà, queste due diverse ecclesie venivano a confronto (o allo scontro).

Si dirà che nell'ecclesia cristiana, prima ancora della verità e della libertà, l'importante era dare spazio all'amore (agape). Dio infatti non convoca la sua ecclesia per stabilire un amore privo di verità e libertà. Mentre quel tipo di amore che cura soprattutto il proprio interesse e, magari, usa l'ecclesia per raggiungere i propri fini personali non ha bisogno di scomodare Dio. È un prodotto che si può acquistare su ogni piazza (agorà). Per contro, ciò che cerchiamo, in quell'ecclesia di cui Cristo è il Signore, è un bene gratuito perché Dio ha già pagato il conto. La nostra redenzione non dobbiamo conquistarla, è donata. Occorre però ritirare personalmente il dono. Non possiamo, in questo compito, delegare nessun altro. L'ecclesia cristiana è l'incontro di coloro che intendono ritirare il dono prezioso e gratuito che Dio ci ha fatto e che ha un incredibile capacità trasformatrice. Dentro e fuori l'ecclesia. E il giovane Timoteo l'aveva capito.



tratto dal sito: www.chiesavaldese.org

in data mercoledì 3 luglio 2013