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mercoledì 26 settembre 2012

una nuova collana Edizioni Dehoniane Bologna








Alberto Mello,
L’ebraicità di Gesù
e dei Vangeli
, (Cristiani
ed Ebrei),

prefazione di card.
Carlo Maria Martini,
Dehoniane,
2011, pp. 144.



Maurizio Abbà
****************

L’ebraicità di Gesù
Dehoniane, nuova collana
Maurizio Abbà Il volume di Alberto
Mello* ha
inaugurato una
nuova collana delle
Edizioni Dehoniane
Bologna dedicata al
tema del dialogo tra
cristiani ed ebrei. I
volumi usciti successivamente,
anch’essi
qualificati e
rilevanti sono: Gabriele
Boccaccini –
Piero Stefani, Dallo
stesso grembo. Le origini del
cristianesimo e del giudaismo
rabbinico; Amos Luzzatto –
Luigi Nason, In ascolto delle
Scritture di Israele. Il tema del
dialogo tra ebrei e cristiani è
infatti decisivo per una comprensione
attenta e adeguata
della fede.
Il libro di Mello (monaco
della Comunità di Bose, che
vive a Gerusalemme dove insegna
esegesi e teologia allo
Studio biblico francescano, e
ha pubblicato Commento midrashico
e narrativo all’Evangelo
secondo Matteo; e Leggere
e pregare i Salmi, Qiqajon, e
La solitudine del credente,
Dehoniane) si sofferma su alcune
questioni principali: origini
familiari; preparazione
nel deserto; ministero in Galilea;
compimento a Gerusalemme;
ebraicità dei Vangeli.
Importante è la significativa
rivisitazione di molti «luoghi»
interpretativi, tra cui quelle
che, solitamente, sono definite
«antitesi» nell’Evangelo di
Matteo (il termine antitesi, è
bene ricordarlo, non è nel testo
biblico): «Più modestamente
– scrive Mello –, penso
che si debba tener conto di almeno
due cose: a) la formula
usata da Gesù: “Avete udito”
non si rifà direttamente alla
Scrittura, ma al modo allora
corrente di “udire”, cioè di leggere
o capire la Scrittura. “Ciò
che è stato detto” (sottinteso
da Dio) è la Scrittura, la sorgente
intangibile della rivelazione
(…). Gesù non contraddice
la Torà per se stessa, che
anzi dichiara di voler compiere,
ma contraddice una certa
“audizione”, una certa comprensione,
ancora insufficiente
di quel dato comando, quale
aveva corso nell’ebraismo
del suo tempo (o del tempo di
Matteo). È come se dicesse:
“Finora avete pensato che il
tale comando volesse dire
questo (per es.: se si dice di
amare soltanto il prossimo,
questo, preso alla lettera, può
consentire di odiare il nemico)
ma io vi dico che questa
comprensione è ancora insufficiente,
che non è ancora abbastanza
vicina all’intenzione
di colui che ha detto questo
comando”». Perciò Gesù non
abroga la Torà, e noi possiamo
leggere le cosiddette “antitesi”
del discorso della montagna
non come antitesi reali,
ma come estensioni, potenziamenti,
radicalizzazioni delle
esigenze etiche della Torà»
(pp. 113-114).
Del celibato di Gesù, Mello
è sicuro, tanto
che si può «tracciare
una linea
retta dal monachesimo
esseno a
Gesù, passando
attraverso il Battista
» (p. 31). Vi sono
altri studiosi
che, com’è noto,
sono di parere diverso
o perlomeno
più prudenti
nel ricavare rapidamente
definizioni;
in una ipotetica carta
d’identità di Gesù risulterebbe:
«Stato civile: non menzionato
»1. Effettivamente, al riguardo
la Bibbia tace e il resto
sono supposizioni più o
meno probabili, ma la fede
evangelica non si basa su
(l’assenza) di questi dati. La
Scrittura si esprime in maniera
netta e chiara riguardo ai
fratelli e sorelle di Gesù (Marco
6, 3), e qui Mello è molto
cauto: «Senza pregiudicare il
delicato e forse insolubile
problema dei “fratelli” di Gesù
» (p. 10). Su questo tema
uno dei maggiori biblisti cattolici-
romani statunitensi,
John P. Meier, è di parere diverso:
«L’opinione più probabile
è che i fratelli e le sorelle
di Gesù fossero veri fratelli»2.
Ma si tratta, qui, di questioni
di dettaglio non primarie.
Tra le significative parole di
Mello riporto quelle poste in
conclusione del libro per fare
memoria di ciò che va superato
definitivamente e che
suonano altresì da inizio per
nuove e approfondite ricerche
e, soprattutto, radicate
amicizie (pp. 136-137): «La
polemica cristiana antigiudaica
è un fatto che risale alle
origini: non per questo deve
continuare a essere un elemento
costitutivo della nostra
storia. Dopo gli orrori del XX
secolo, questo ci è vietato in
tutti i sensi. Ma, ai nostri
giorni, proprio in conseguenza
della Shoah, si è prodotto
anche un effetto insperato, ed
è questo che ormai deve ispirare
la nostra lettura dei vangeli.
Se è vero che il giudeocristianesimo
delle origini è
un dato storicamente non più
recuperabile, oggi, però, assistiamo
a qualcosa che ci fa
sperare di poter almeno lasciarci
alle spalle l’antigiudaismo,
e questo è la nascita di
una nuova amicizia tra ebrei e
cristiani».
Il taglio del volume corrisponde
bene a una delle impostazioni
di base della collana:
volumetti agili ma culturalmente
solidi per libri che hanno
il fine di aiutare a superare
l’antigiudaismo cristiano sfociato
troppe volte nell’antisemitismo.


1. Geza Vermès, Gesù
l’ebreo
, Borla, Roma, 1983.
2. John P. Meier, Un ebreo
marginale. Ripensare il Gesù
storic
o. 1. Le radici del problema
e della persona
, Queriniana,
2001.


tratto da: Riforma n. 37, 2012, ANNO XX, p. 7.
www.riforma.it